In questa guida spieghiamo cosa sono gli assegni fuori piazza.
Tutti sappiamo quanto sia poco comodo e sicuro pagare in contanti, visto che portarsi dietro il denaro è sempre un’operazione a rischio, a causa degli smarrimenti a cui si è soggetti. Per questo motivo, uno dei metodi di pagamento più diffusi è l’assegno.
Esistono due tipologie principali di assegno, circolare e bancario. Anche l’assegno bancario presenta qualche rischio, come vedremo. Infatti, esiste la possibilità che venga emesso un assegno scoperto, ovvero non coperto dai fondi di provvista del debitore. In quel caso, il destinatario del pagamento, all’atto della riscossione del titolo presso la banca, non può essere soddisfatto dall’istituto, in quanto non risultano depositati fondi sufficienti sul conto corrente di chi ha emesso il titolo. A quel punto, l’emittente può essere segnalato alla Banca d’Italia ed essere iscritto al Registro dei Protesti della Camera di Commercio territorialmente competente, nel caso non adempisse alla ricostituzione della provvista minima entro il termine impartito dalla banca.
Diverso è il caso dell’assegno circolare, che non presenta mai un rischio di credito, perché il titolo risulta coperto all’atto dell’emissione. In sostanza, il cliente si presenta in banca e consegna il denaro, aumentato delle spese di commissione, corrispondente all’importo che intende pagare verso un soggetto beneficiario. La banca emette il titolo, che sarà consegnato dal debitore al creditore e che potrà essere riscosso da questo anche immediatamente e con la certezza che l’assegno risulti coperto.
Se quella appena esposta è la differenza tra assegno bancario e assegno circolare, un’altra deve essere fatta tra assegno emesso su piazza e assegno emesso fuori piazza. Cerchiamo quindi di capire cosa significa assegno fuori piazza. La differenza consiste nel fatto che nel caso dell’assegno emesso su piazza l’istituto dove viene emesso il titolo ha sede nello stesso Comune dove il titolo viene riscosso. L’assegno fuori piazza, invece, è emesso in un Comune del territorio italiano diverso da quello in cui avviene la riscossione.
Vediamo quali effetti ha una simile distinzione sul piano pratico e sulle tempistiche per l’incasso. Nel caso di un assegno emesso su piazza, la riscossione deve avvenire entro 8 giorni dalla data di emissione, mentre per gli assegni emessi fuori piazza la riscossione può avvenire entro 15 giorni. Il traente ha infatti la possibilità di revocare l’assegno un volta passati i termini indicati. In altre parole, conviene sempre guardare con attenzione alla data di emissione dell’assegno e se la riscossione deve avvenire in un Comune diverso da quello in cui il titolo è stato emesso, bisogna non andare oltre i 15 giorni, altrimenti si rischia di non essere più in grado nell’immediato di entrare in possesso della somma vantata a credito.
Un’altra distinzione ha a che fare con i giorni di valuta, ovvero con la distanza temporale tra la data dell’accredito dell’assegno sul conto corrente del beneficiario e quella in cui le somme accreditate diventano effettivamente disponibili. Per un assegno emesso su piazza, dal momento dell’accredito a quello in cui le somme diventano disponibili per il beneficiario trascorrono 2 giorni, mentre salgono a 7 o 8 giorni per i casi di assegno emesso fuori piazza.
Facciamo un esempio, Tizio deve pagare con assegno l’imbianchino per i lavori da questi eseguiti e per una somma corrispondente a 1.500 euro. Tizio stacca l’assegno alla Banca X con sede a Roma e ordina al proprio istituto di versarlo sul conto corrente di Caio, l’imbianchino, presso la filiale della Banca Y con sede a Fiumicino. Visto che si tratta di due comuni diversi, dalla data di accredito dei 1.500 euro a quella in cui Caio potrà disporre effettivamente della somma, trascorreranno 7 o 8 giorni. Se, al contrario, Caio avesse avuto un conto corrente presso la filiale di una Banca Z con sede sempre a Roma, essendo l’assegno emesso su piazza, visto che il Comune di emissione e quello di riscossione del titolo coincidono, sarebbero bastati 2 giorni perché egli avesse a sua disposizione i 1.500 euro del pagamento.
Gli assegni stanno diventando una forma sempre più obbligata, almeno come alternativa al contante, negli ultimi anni, considerando che fino al 31 dicembre 2015 era stato posto un divieto di pagare cash per somme superiori a 999 euro. Successivamente a quella data, le somme massime pagabili in contanti sono state elevate. La normativa punta a disincentivare il lavoro nero e, in generale, a contrastare l’economia sommersa, anche se a beneficiare di questa misura sono, soprattutto, le carte di credito e il bancomat, oltre che il ricorso alla pratica dei bonifici bancari.
Tutti gli assegni sono ormai emessi con la clausola non trasferibile, ovvero non possono essere girati a terzi, in modo che si abbia sempre certezza di chi lo riscuoterà. Risulta essere possibile, però, fino a somme non superiori a 999 euro avvalersi della formula trasferibile, richiedendolo alla propria banca e versando una marca da bollo.