In questa guida spieghiamo come incassare un assegno non trasferibile.
L’assegno è un mezzo di pagamento molto diffuso in Italia, anche se con l’avvento di carte bancomat e di credito sta subendo negli ultimi anni un drastico calo come utilizzo tra italiani. Si tratta di un titolo che consente a un soggetto debitore di ordinare alla propria banca di pagare al beneficiario indicato la somma specificata. Si dice non trasferibile quando non è possibile che alla riscossione possa presentarsi un soggetto diverso dal beneficiario indicato, come in passato accadeva spesso tramite la girata.
Tecnicamente è ancora oggi possibile emettere un assegno trasferibile, ma per somme non superiori al limite previsto dalla legge e solo dietro richiesta esplicita alla banca, la quale applicherà per ogni titolo così emesso una marca da bollo di 2,00 euro. Il senso di questa limitazione è evitare che l’emissione dell’assegno trasferibile si traduca in un modo per aggirare l’ostacolo dei pagamenti in contanti altrimenti non ammessi. Insomma, si tratta di una norma volta a contrastare sia l’evasione fiscale che il riciclaggio di denaro.
Tornando all’assegno non trasferibile, esso può essere incassato presso una delle filiali della banca che lo ha emesso o anche presso la banca in cui il beneficiario detiene il suo conto corrente. Dunque, questi potrà presentarsi presso la propria banca per l’incasso, esibendo un documento di identità valido. Nel caso in cui non gli fosse possibile recarsi fisicamente, potrà delegare un terzo, ma il conferimento dovrà avvenire con l’assistenza di un notaio. Nei fatti, si tratta di un procedimento costoso, specie se la cifra da riscuotere è relativamente bassa.
La banca, una volta verificata l’identità del cliente, versa l’assegno sul conto corrente del medesimo, anche se la disponibilità effettiva non sarà immediata, essendo necessario qualche giorno allo scopo. Tuttavia, potrebbe anche accadere che il beneficiario non disponga di un conto corrente. Il beneficiario potrà sempre chiedere alla banca presso cui si presenta di riscuotere l’assegno in contanti. In questo caso si pone un problema. La banca dovrà effettuare le dovute verifiche sull’identità del soggetto, al fine di evitare che il denaro vada a finire in mani sbagliate e che l’operazione non tracciabile si traduca in una forma di riciclaggio di denaro. Per questo, l’istituto potrebbe rifiutarsi di permettere l’incasso senza conto corrente, richiedendo che il beneficiario apra almeno un conto corrente presso la propria filiale.
In alternativa, si potrà sempre decidere di aprire un libretto postale sul quale farsi accreditare la somma riportata nell’assegno. In questi casi, i tempi medi per la riscossione sono di un paio di settimane, per cui se si ha esigenza immediata di liquidità bisogna avere l’accortezza di aprire un conto corrente ancor prima che venga emesso l’assegno, in modo da trovarsi pronti a farselo accreditare dalla propria banca.
Chiaramente, l’assegno ordinario non si presenta come una forma sicura di pagamento, nel senso che chi lo ha emesso potrebbe non avere detenere sul proprio conto denaro sufficiente all’atto della sua riscossione da parte del beneficiario. Ovviamente, se ciò accade la banca non potrà dare seguito al pagamento e assegnerà al debitore un tempo massimo entro cui provvedere a ricostituire i fondi di provvista, intimando altrimenti la segnalazione alla Centrale Allarme Interbancaria. Dal canto suo, il creditore potrà procedere al protesto dell’assegno. Tuttavia, per evitare questi possibili disguidi si potrà decidere di emettere un assegno circolare, che già all’atto della sua emissione risulta coperto, per cui non vi è alcuna possibilità di trovarsi davanti a cattive sorprese all’atto della riscossione.